Eccoti un secondo enigma filosofico, ginnastica per il tuo cervello grazie alle trovate del nostro amico Luca Mori, docente universitario e inventore del gioco delle 100 utopie
Considerate questa immagine.
La didascalia riporta “Due marinai tentano freneticamente di rendere stabile una barca (stabile)”. Possiamo considerare la cosa anche in un altro modo: come due persone che tirano in senso opposto: una tira a destra, l’altra tira a sinistra e non si accorgono di ciò che sta accadendo intorno. Immaginiamo che vogliano andare in due direzioni differenti e stiano litigando, dicendo: “ho ragione io”, “no, io”, “no, io”…; “si fa come dico io”, “no, come dico io”, “no, come dico io”…
Come farli smettere?
Cosa succede se continuano?
L’immagine è tratta da un libro Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi (di P. Watzlawick, J.H. Weakland, R. Fisch). “Change” significa “cambiamento”. Il disegno delle due persone che tirano in direzioni opposte sembra rappresentare una situazione di litigio. È una situazione che può capitare molte volte: è simile a quello che ci succede quando non si fa la pace e non ci si mette d’accordo perché si dice: “ha iniziato lui”, “no lui”, “no lui”, “no lui”… “adesso sta a me”, “no a me”, “no a me”, “no a me”… “è colpa tua”, “no tua”, “no tua”, “no tua”…
Come farli smettere, dunque? Ecco qualche idea di bambine e bambini attorno agli 8 anni: Ambra: «è difficile da spiegare, perché se sono in due è faticoso, ma si può trovare un modo secondo me; sono un po’ arrabbiati e mi sembra, a guardare questo disegno, che devono parlarsi, mentre tirano la corda in qua e in là… e se uno dice “mettiamoci d’accordo insieme, ma non si picchia, non si picchia con le mani o coi piedi, non si fanno queste cose; invece di picchiare, pensiamo e parliamo insieme, così ci mettiamo d’accordo”… Alla fine arriverebbero a tirare soltanto da una parte».
Alice: «si possono parlare: “prima andiamo lì (a destra) e dopo si va dall’altra parte (a sinistra). Nello stesso modo, vanno dove vogliono andare».
Matilde: «Sennò si potrebbe fare che ognuno prende una barca e ognuno va dalla parte che vuole».
Mattia: «Per me vengono fuori, se fanno “pari o dispari” e chi vince decide da quale parte andare».
Giulia: «secondo me dovrebbe intervenire qualcuno e farli smettere di litigare, come alla partita (come un arbitro): la persona che arriva gli deve fare capire a modo, poi fanno la prova per vedere se hanno capito».
Vincenzo: «Quelle persone lì in barca, se ne possono stare sedute; se stanno in piedi possono cadere dalla barca. Se loro tirano uno di qua e uno di là, la barca va dove le pare».
Veronica: «Se due persone litigano sulla nave e uno prende un pezzo di nave e un altro un altro pezzo di nave, la barca si potrebbe rompere. La tenda, la vela che tengono si strappa».
Matilde: «Se la barca dondola tanto loro possono cadere e uno va in acqua e l’altro sta su; l’altro non l’aiuta e quello caduto in acqua può affogare».
Valerio: «Ma se tirano tutti e due, la barca ciondola e va sempre dritta».
Alice: «Come diceva Matilde, quello che cade in acqua potrebbe capire che ha fatto male, e anche l’altro potrebbe capire. Potrebbero capire che hanno sbagliato. Uno impara che bisogna prima pensarci perché sennò dopo è troppo tardi».
Lorenzo: «Però si tirano uno dalla parte e una dall’altra non finiranno mai e rimarranno nella barca».