Sfondo testata
pino_mondo (1)

Cari inchiestatori e care inchiestatrici del Barrito dei Piccoli… ben ritrovati!

Come ogni anno siamo ripartiti  con le nostre ricerche.

Da oggi cominciamo a pubblicare i racconti, i giochi, le invenzioni e il tanto altro che grandi e piccoli ci hanno fatto arrivare finora. Su questo sito troverai progressivamente pubblicate tutte le novità che arriveranno alla nostra relazione.

Vuoi partecipare anche tu al nuovo viaggio? E pubblicare sul nostra giornale on line le meraviglie che troverai?

Noi ne saremmo molto felici.

E ora di diciamo come. Dopo non ti resterà che inviare il tuo racconto, scoperta, fumetto, idea… o qualsiasi altra creazione con una mail a: [email protected]

 

Un anno molto “corposo”

Tu un corpo ce l’avrai sicuro. Bene, e allora puoi partecipare: avere un corpo è l’unico requisito indispensabile per partecipare all’avventura del nostro nuovo anno.

Dopodichè, anche se al momento ti sembrerà di non capire perché, leggi questa storia e guarda le domande che ti faremo

La Storia dei Quattro Ducati 

Il Colleocognaquilstricelefante

I – Dove comincia la nostra storia

C’era una volta un re.

Di un regno molto grande, ricco e potente.

Questo re non sapeva perché, ma così era il suo regno, da quando ci nacque ed era bambino.

Il re governava con l’aiuto dei 4 duchi. Si narra che molti ma molti ma molti anni fa, nel giorno della fondazione, il primo re e  gli altri uomini e donne e bambini e bambine che erano con lui, chiesero agli animali che abitavano quelle terre il permesso di andarci a vivere. Gli animali, ormai abituati a venir cacciati via da uomini violenti e maleducati, rimasero molto colpiti da tanto garbo. E, ora non si sa bene da chi di preciso (qualcuno dice che fosse partito tutto dalla talpa, ma non c’è nessuna certezza in merito) nacque un’idea gentile. Come sempre avevano fatto, gli animali andarono dalle piante per chiedere se questa idea andasse bene. Le piante fecero Gran Consiglio e dissero che sì, si poteva fare.

Fu allora che colibrì, leoncigno, aquilistrice e elefante decisero di lasciare il loro dono a quella gente gentile e ciascuno  versò preziose gocce del proprio particolare potere all’interno della pianta amica. Nella prima notte del regno del nostro re  nacquero così i 4 ducati, guidati da altrettanti duchi. Poi gli animali se ne andarono e salutando dissero alle piante: “Se avete bisogno di noi mandateci a chiamare”.

II - I 4 ducati come diventarono nei millenni

Ed ecco a voi una sommaria descrizione dei 4 duchi.

Il duca del ducato del Colibrì. A lui spettava far nascere, crescere, decrescere, nutrire, scoraggiare… paure, gioie, felicità e ogni altra cosa che somiglia a queste sensazioni, anche quelle a cui non sai dare un nome. Essendo questo ducato nato dalla domanda: “Qual è l’emozione più meravigliosa che ho mai provato? E la più forte? E quella che vorrei tanto provare?”, andarono a viverci tutte le persone sentivano questa come  domanda principale della loro vita.

Il ciliegio, con i suoi fiori, rimase a custodire questo ducato.

Il duca del ducato dell’Elefante”, a cui spettava far nascere, crescere, decrescere, nutrire, scoraggiare quelle sottili capacità di saper leggere dentro alle cose, di avere idee geniali, cose che nessuno avrebbe mai visto e pensato se non ci fosse stato questo ducato.

Essendo questo ducato nato dalla domanda: “Qual è l’dea più geniale che ho mai avuto? Quando sono riuscito a capire qualcosa che prima proprio non riuscivo a capire cosa volesse significare“, andarono a viverci tutte le persone sentivano questa come  domanda principale della loro vita.

A far da guardia alle gocce di potere lasciato dall’Elefante in questo ducato fu il suo fido amico baobab.

Il duca del ducato del Leoncigno, a cui spettava far nascere, crescere, decrescere, nutrire, scoraggiare… la capacità che hanno gli uomini di immaginare e costruire un mondo più bello, anzi il più bello, anche quando sembra impossibile.

Essendo questo ducato nato dalla domanda: “Qual è il più bello dei mondi belli che potrei creare su questa terra? Cosa succederebbe? Quali le cose più diverse da quelle del mondo in cui vivo? Ah! Sarebbe difficile ma… bellissimo!!!“, andarono a viverci tutte le persone sentivano questa come  domanda principale della loro vita.

Fu il girasole a far da custode a questo ducato.

Il duca del ducato dell’Aquilistrice, a cui spettava far nascere, crescere, decrescere, nutrire, scoraggiare…. quella capacità che hanno gli uomini di pensare che c’è qualcosa al di là di loro, che anche se non si vede e non si sente, è la forza più forte di tutte.

Essendo questo ducato nato dalla domanda: “Cosa sarà di me una volta che il mio corpo non ci sarà più? E dov’era questo mio corpo prima di essere nella pancia della mia mamma? Ma come fanno tutti gli stramiliardi di stelle a essere nati e, soprattutto, a starsene sospesi in aria e permettere alla nostra Terra di essere così bella e ricca? “, andarono a viverci tutte le persone sentivano questa come  domanda principale della loro vita.

Al cedro spettò custodire questo quarto ducato.

III – Il Conte Nichi

Accanto a questi duchi ci stava il conte “Nichi”, da sempre in cerca dei favori del re, senza mai riuscirci. Ma non che il re non lo considerasse, anzi, aveva un debole per questo NIchi, più di tutti i re che lo avevano preceduto. Addirittura disobbedì a  quanto gli aveva molto raccomandato suo padre e cioè di non dare mai confidenza a quel tipaccio.  

Conte Nichi ogni volta andava dal re e diceva: “Ma tu sei proprio un sempliciotto, sei proprio assai naif. Ma lo vuoi capire che i tuoi duchi sono ormai obsoleti, che non stanno proprio  bene! Ma non vedi che uno è più scemo dell’altro! Stanno proprio fuori, so’ tutti magnati!”. Spendendo ogni sua dote seduttiva per convincerlo.

Un giorno, tanto fece e tanto disse, che  Nichi riuscì a convincere il re ad andare a casa sua per presentargli il patrigno. Un signore che lo aveva adottato, un gigante ricchissimo e solitario, brutto come la peste, ma ricco ancor più del re: si chiamava “Rich” e aveva come unico scopo nella vita diventare più ricco. Aveva inventato un  automa con fattezze umane,  fatto di metallo, ingranaggi, meccanismi elettrici e altre diavolerie. Aveva allevato il figlioccio a credere che questa fosse sua madre e gli diceva sempre: “Tu sei fortunato, tu.  Hai una madre perfetta, non si lamenta, non sgrida, non avanza pretese, non fa mettere a posto la cameretta, fa tutto quello che deve e consuma pochissimo, non si rompe mai. E se si rompe due colpi di chiave e a posto.  Poi quando è troppo rotta ne prendiamo un’altra uguale, che tanto ne ho  moltissime in deposito”. Glielo diceva in continuazione, pure la notte andava a svegliarlo per dirgli questa cosa. Lo faceva anche perchè Nichi convincesse i suoi amici e ogni altro che incontrava del fatto che quell’uomo macchina era il modo migliore di essere al mondo.  Nichi era percià  bravissimo a venderne,  portando ogni giorno al suo patrigno un bel gruzzoletto.

Quel giorno, a dire la verità, anche il re rimase veramente colpito dall’ incredibile creatura uomo macchina. Vi chiederete come era riuscito Rich a costruire un essere tanto ingegnoso. Presto fatto: Rich era prima il consigliere di fiducia del ducato dell’Elefante, ma dopo aver fatto almeno un milione di furfanterie, ne  era stato cacciato, portando però con sé il progetto per costruire quel marchingegno.

Ora, per farvela breve, non passò molto dalla quella visita che conte Nichi riuscì a convincere il re  che tutti i duchi gli costavano solo un sacco soldi, che non servivano a nulla, se non a mettergli grilli per la testa, e che se avesse sostituito quegli scemi con gli uomini macchina che aveva il suoi papà, tutto sarebbe andato al meglio.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Adesso tocca a te...

E allora? Che ti sembra di questo racconto? Il Re ha fatto bene o si è lasciato infinocchiare?

Noi ti diciamo solo che questa storia è arrivata fino a noi in gran segreto: una notte venimmo raggiunti da 4 uomini con un mantello, molto guardinghi e impauriti di venire scoperti. Ci consegnarono una pergamena con questa storia e ci chiesero di aiutarli a trovare i discendenti del “popolo gentile”. Perché solo se ne avessero travati almeno un paio, solo così avrebbero potuto ritrovare gli animali originari di quel regno e chiedergli qualche altra goccia dei loro poteri, così da far tornare la vitalità degli abitanti dei Ducati.

Questa è la domanda che facciamo a te: pensi di essere un discendente del popolo gentile?

Il problema  è che non basta che tu dica si o no. Quegli uomini vogliono le prove!!! Quali prove?

E allora, basterebbe che tu riuscissi a dimostrarci che nella tua vita c’è qualche goccia di  almeno uno dei poteri dei Ducati. Pensi che ti sia successo qualcosa in cui venivi animato con evidenza dal potere dell’Aquilistrice? Ad esempio quando nacque tua sorella e  non riuscivi proprio a farti capace di come fosse possibile che bell’e buono quella fosse arrivata là! Da dove veniva?

O quando eri  innamoratissimo di quella tua compagna di classe, ma lei proprio non ti filava e tu impazzivi d’amore? Forse avevi avuto qualche goccia del potere del Colibrì.

O quando ti dicevi “Questo mondo è troppo ingiusto! Qualcosa devo fare per cambiare le cose !” E là di sicuro era il Leoncigno ad averti dato del suo potere.

E infine quella volta che non sapevi proprio come fare a risolvere il tuo compito di matematica, che ti sarebbe servito un’idea geniale e puff! Ecco che arriva… e quello non c’è dubbio che fu l’Elefante.

Insomma, ti è successo qualcosa del genere? E allora non perdere tempo! Scrivine il racconto e inviacelo. Oltre a vederlo pubblicato, ti diremo come iniziare a cercare con noi gli animali originari dei 4 Ducati.

Eccoti le istruzioni, sì proprio loro, quelle che i 4 signori ci hanno consegnato con la pergamena: questo è il procedimento preciso con cui provare che sei discendente del “popolo gentile”:

  1. Guarda il tuo corpo e cerca una traccia lasciata del ricordo di cui parlavamo prima: quello di quando ti successe qualcosa in cui uno dei poteri dei 4 Ducati ti animò.

Esempio: ho una cicatrice sotto al mento. Questa è una traccia di quella volta che me ne volai dalla bicicletta per uno scontro con un mio amico. Ero troppo emozionato, felice e divertito e non mi accorsi di quello che stava succedendo (in questo caso non c’è dubbio: il Colibrì ti inondò con le sua emozione)

Bada bene, non deve essere per forza una cicatrice. Può essere il colore della pelle, dei capelli,degli occhi, la forma delle tue spalle… o qualsiasi altra caratteristica del tuo corpo. L’unica cosa importante è che deve essere qualcosa di visibile ancora oggi.

  1. Scrivi il tuo racconto nella maniera più precisa e dettagliata possibile. Se riesci facci sentire gli odori che sentisti, i sapori, i colori, se faceva caldo o freddo… Insomma il più preciso che potrai.
  2. Scrivici anche a quale dei Ducati ti sei ispirato per questo racconto.
  3. Scrivi il tuo nome e il tuo indirizzo mail, dichiarando in maniera solenne che fai parte del “popolo gentile” e che vuoi aiutare i Duchi a ritrovare gli animali originari.
  4. Invia tutto a: [email protected]

 

Ti aspettiamo!!!

 

Sviluppo PanPot